
Abbronzatissime!
Cent’anni fa Coco Chanel inventò la tintarella. Ecco tutto quello che oggi la scienza ci dice
Quest’anno l’abbronzatura compie cent’anni. Come è possibile? Non parliamo ovviamente dell’elioterapia, cioè la “cura” per determinate malattie che già a fine Ottocento i medici incoraggiavano. Parliamo invece della tintarella, la moda di esporsi in spiaggia per avere un aspetto ambrato ed elegante. E questa, appunto, fu “inventata” nel 1923 da Coco Chanel, grande habituée della Costa Azzurra, che tornò a Parigi dopo una vacanza più intensa delle altre, con la pelle color albicocca. Coco era una influencer, diremmo oggi. Milioni di donne, in Francia e nel mondo, pendevano dalle sue labbra e dal suo stile. Non passarono che poche settimane e le parigine (che fino ad allora avevano esibito con orgoglio il candore della propria epidermide) cominciarono ad andare in giro mostrando una nuova pelle bronzé.
Poi è successo quello che tutti sappiamo. Ma che cos’è l’abbronzatura? Molto semplicemente, il modo in cui l’epidermide si difende dal sole per non esserne danneggiata. In seguito alla esposizione ai raggi ultravioletti, alcune cellule della pelle (i melanociti) iniziano infatti a produrre un pigmento protettivo (la melanina). L’abbronzatura è quindi una specie di filtro solare naturale che la pelle auto-produce. Attenzione però: l’abbronzatura non fa “abituare” al sole, perché la quantità di melanina in ognuno di noi è determinata geneticamente. Il sole cioè stimola le cellule a proteggersi producendo tutta la melanina che sono in grado di produrre, ma non di più. Inoltre lo scudo che così si realizza non è così efficace: è stato calcolato un valore SPF (sun protector factor, fattore di protezione solare) intorno al valore di 2/3. E da qui l’importanza, pur se si è già abbronzati e se si ha la pelle scura naturalmente, di continuare a spalmarsi di crema
La Scienza della Luce Solare e i Raggi Ultravioletti:
Chiamarla luce, quella del sole, è una semplificazione. Gli scienziati preferiscono chiamarla “radiazione solare”, della quale appunto la cosiddetta “luce” è una delle tante componenti. Infatti le radiazioni solari sono classificate in base alla loro lunghezza d’onda. Ora, oltre appunto alla luce visibile (cioè percepita dall’occhio umano), si distinguono i raggi infrarossi e gli ultravioletti (UV). Gli infrarossi sono invisibili e spesso associati al calore: sono usati per i visori notturni, le termografie o per i telecomandi, visto che non interferiscono con le onde radio. A essere rilevanti per l’abbronzatura sono invece gli ultravioletti: UVa, UVb e UVc riescono a raggiungere il derma, e producono effetti sui tessuti e sul sistema metabolico. In particolare:
- I raggi UVa penetrano in profondità nella pelle, promuovono il rilascio della melanina dai melanociti e dunque l’abbronzatura. Gli UVa sono presenti anche nei giorni con cielo nuvoloso e non creano particolare disagio. Il loro effetto è ridotto dagli occhiali da sole, da indumenti protettivi e da filtri solari.
- I raggi UVb sono potenzialmente più dannosi degli UVa, ma stimolano la sintesi di melanina e attivano la produzione della vitamina D.
- I raggi UVc sono i più pericolosi ma, fortunatamente, sono schermati dallo strato di ozono nell’atmosfera terrestre. Sono usati per sterilizzare gli strumenti e distruggere virus e batteri.
Perché il sole fa bene?
- Perché i raggi UVa favoriscono la sintesi di vitamina D, necessaria per una corretta mineralizzazione delle ossa. Prodotto nella cute, il colecalciferolo (cioè la vitamina D3) è infatti indispensabile per lo sviluppo dello scheletro, e ha effetti benefici sul sistema immunitario.
- Perché l’esposizione al sole stimola nel cervello il rilascio di serotonina e dopamina, che regolano i ritmi del sonno e favoriscono il buon umore.
- Perché il sole allevia i dolori reumatici.
- Perché stimola la produzione di sostanze ossidanti che proteggono a livello cutaneo.
- Perché una moderata esposizione migliora malattie dermatologiche come acne, eczema, dermatite seborroica e psoriasi.
Perché il sole fa male?
- Perché in dosi eccessive può provocare reazioni con effetti dannosi acuti (eritemi, scottature, reazioni di fotosensibilità) e cronici (aumentato rischio di sviluppare tumori della pelle). I raggi UVa possono favorire un invecchiamento precoce della pelle.
- Perché può causare la disidratazione delle cellule cutanee, con conseguenti alterazioni del film idrolipidico che la protegge la pelle.
- Perché provoca un surriscaldamento locale con dilatazione dei vasi sanguigni.
- Perché altera il processo di melanogenesi, con formazione di macchie bianche o brune.
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